Giulia Scandolara è nata nel 1981 a Varese. Inizia a lavorare come stilista e operatore del settore moda. Lascia il campo per gli studi artistici e si laurea in Storia dell’Arte a Bologna. Al percorso segue poi l’insieme di formazioni per diventare Operatore della relazione d’aiuto a mediazione artistica.
Lavora come pittrice, arteterapeuta e owner del marchio Pepite di sua proprietà tra Lombardia ed Emilia-Romagna. Conduce laboratori di pittura con pazienti psichiatrici e non, lavora in collaborazione con centri clinici e gallerie interessate all’arte come terapia. Studia embriologia e danza. La chiave d’indagine fornita dall’espressione corporea entrerà nella sua arte.

La ricerca sulle strutture del corpo e sulla densità delle emozioni sono il punto iniziale della sua pittura, un eco che a tratti ritorna. Lo studio della persona e l’approccio formale creativo dialogano in modo continuativo.
Dalla moda e dalla stilizzazione il tratto si libera per scegliere l’indagine spazio-temporale dietro i corpi. La dimensione sondata dall’artista è quella di un impalpabile universo in eterno divenire. E’ questo uno spazio dove colore e suono giocano alla scelta formale della vita. Tutto “non è ancora”, la materia sta per formarsi da una dimensione eterica inviolabile.
Nel 2018 arriva la pubblicazione del primo libro di poesie, altro paesaggio, quello poetico, attraverso il quale l’artista esplora la vibrazione della materia.
In una trama, nelle architetture di un corpo, fra le geometrie del paesaggio la materia conserva e diffonde il suo dato di estraneità e familiarità. Ogni gesto, uno spazio naturale veicolano memorie e gelo sulfureo. L’essenza delle cose si disfa e si riforma sotto l’influenza di un campo informato: ora si palesa attraverso panorami ordinari che continuamente cangiano, altrove si rivela attraverso fili di memorie, sulla pelle di una narrazione corporea.
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La mostra è il dialogo intermittente e baciato fra carta e pellicola, calore e distanza, terre interiori e paesaggi ancora sconosciuti. Lo spettatore è invitato a indagare gli angoli vivi in cui si assiepano i ricordi, gli orizzonti che invece ancora hanno tutto da svelare. Ogni frammento selvatico dell’esistere restituisce casa e viaggio, quelle dimensioni possibiliste grazie alle quali ci accorgiamo dove è possibile sostare, a volte anche solo attraverso l’appoggiarsi fugace dello sguardo.
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dal testo critico L’intimità della materia di Giulia Scandolara

Daniela Gudenzi nasce a Forlì dove vive tuttora, è pianista ed insegnante.
Si è avvicinata alla fotografia sui vent’anni, grazie ad una fotocamera compatta regalatale dal padre. Ha sempre amato fotografare, inizialmente cogliendo e scoprendo il gusto per il paesaggio e la natura, successivamente dedicandosi anche ai particolari più nascosti e a progetti di vario genere (bianco e nero, astratto, elaborazioni…).
Dal 2011 ha iniziato a fotografare utilizzando una reflex digitale e da quel momento ha ampliato la sperimentazione e scoperto nuove strade e interessi nel campo della fotografia.
Ha ricevuto alcuni premi e menzioni speciali in concorsi e ha esposto le sue opere in personali e collettive, sia dedicate al paesaggio che a progetti specifici.
Ama osservare il mondo, la natura e le piccole cose; attraverso i suoi scatti vuole comunicare ed esprimere la sua personale visione ed interpretazione della realtà e suscitare impressioni in chi osserva.