Miria Malandri nasce a Forlimpopoli nel 1946. Dopo essersi indirizzata verso studi classici, segue un corso di Disegno Anatomico presso l’Università di Bologna e inizia a dipingere. I suoi interessi sono subito figurativi e la tecnica si affina sempre più evolvendo da un “realismo magico” verso esiti quasi fotografici. La sua produzione procede per cicli. Dapprima, ad interessarla sono personaggi, a volte quasi circensi, composti e inseriti in situazioni surreali, poi, verso il 1975 si dedica a quadri ispirati alla propria infanzia. Recupera vecchie fotografie di famiglia e materiali iconografici (anche santini) legati a quel periodo che trasforma in quadri. Ingrandendo gli originali di riferimento, sgranandone il retino e mettendo l’accento su strappi o lacerazioni, Malandri realizza opere dove la memoria si trasforma in una ben più viva presenza figurale densa, però, di nostalgie e di malinconie. Mirabili sono gli ingrandimenti di cartoline che rivelano, dopo la trasposizione pittorica, valori non percepibili nella banalità commerciale dell’originale. Un modo di vedere, rifacendo. Seguono i cicli Quadri rubati – dedicato alla reinterpretazione di opere del XVII e XVIII secolo, di autore anonimo, ricavate dai cataloghi delle opere trafugate – e Nature morte dove ricompone in studio ricordi di viaggio, oggetti e memorie di visite ai musei. Malandri, insomma, vede nella pittura un estremo tentativo di risarcimento e di nobilitazione di quanto è perduto o in atto di perdersi. Questa ricerca dell’attimo fuggente, corroborata da una tecnica estremamente precisa e minuziosa, ha rapporti complessi con le tecniche fotografiche e, negli ultimi anni, cinematografiche di riferimento. Da un lato Malandri desume soggetti, personaggi, pose e situazioni da questi mondi extrapittorici e dall’altro sottolinea altrettanti debiti di queste nuove arti nei confronti della pittura. Nel 2012 realizza il ciclo Gli occhi di Michelangelo Antonioni: quadri di ispirazione cinematografica dove con un “fermo immagine” fissa sulla tela attimi visivi destinati a sciogliersi nella continuità della rappresentazione cinematografica e a non essere colti. Malandri ha tenuto varie mostre personali a Forlì (1972, 1974, 1975, 1989, 1991, 1996, 1997 e 2000), a Roma (1994), a Bologna (1999-2000) e a Venezia (2006). Nel 1980 viene invitata da Franco Solmi a partecipare alle mostre sotto il titolo Il lavoro felice e partecipa successivamente a molte mostre collettive. Del 2005-2006 è il ciclo Views on ghetto nell’ambito della mostra dedicata ai rapporti del cinema con la cultura ebraica e nel 2012 espone a Roma ventiquattro tele dedicate al cinema di Michelangelo Antonioni.

Davide Boschini e Gabriella Maldini saranno i curatori della mostra di Miria Malandri presso Wundergrafik.
Abbiamo scelto come titolo della mostra Malandri Ritrovata poiché si compone di opere che abbracciano un arco di tempo molto ampio, a partire dagli anni Settanta, un sorprendente distillato delle differenti corde narrative che contraddistinguono la pittura di Miria Malandri; in particolare, i quadri di ispirazione cinematografica e le sue amatissime nature silenti. Opere anche di grandi dimensioni in cui sono protagonisti colore e movimento. Un assaggio di retrospettiva che speriamo susciti nel pubblico ancora più curiosità sull’opera di questa grande artista. In particolare nel pubblico più giovane, che forse ancora non l’ha pienamente scoperta.

Davide Boschini e Gabriella Maldini a fine 2020 hanno pubblicato con Capire Edizioni il libro-conversazione Oltre il Cancello – Beyond the Gate che per la prima volta racconta il mondo pittorico, e non solo, di Miria Malandri.